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To bleed a crystal bloom: retelling di Raperonzolo?

Nella vita, leggo.

Buon pomeriggio, lettor*! Oggi vi parliamo di una delle nostre ultime letture: Fiore di cristallo – To bleed a crystal bloom, di Sarah A. Parker, edito in italia da Harper Collins.

Il libro è stato pubblicizzato a lungo come un retelling della famosissima fiaba di Raperonzolo, ma è davvero così?

Trama

Diciannove anni fa sono stata strappata a un sanguinoso massacro a cui nessun altro è sopravvissuto. Piccola. Fragile. Un enigma. Ora sono la pupilla di un potente signore che sa troppo e dice troppo poco, e conduco una vita semplice, senza mai oltrepassare la linea immaginaria che io stessa ho tracciato intorno al castello dove sono rinchiusa. Perché là fuori ci sono i mostri. Dentro, invece, sono al sicuro, ma le gocce di sangue che ogni giorno devo versare in un calice di cristallo non bastano, il prezzo da pagare è molto più alto: un amore tossico e non corrisposto per un uomo che non posso avere. Il mio salvatore. Il mio protettore. L’uomo che stava per uccidermi. Quando i mostri arriveranno e minacceranno di mandare in frantumi la mia tranquilla esistenza, i petali della realtà si sgretoleranno per rivelare un’orribile verità. Perché anche in un castello intessuto di segreti, non ce n’è uno più grande di quello che io ho custodito gelosamente. Non c’è torre abbastanza alta da proteggermi dall’orrore che ha fatto a brandelli la mia vita…

Le mie considerazioni

Da grandissime fan della fiaba di Raperonzolo non potevamo farci scappare questa nuova uscita, ma purtroppo non ne siamo rimaste entusiaste quanto avevamo sperato.

Innanzitutto non abbiamo trovato troppi punti in comune con la fiaba d’origine, se non dei piccoli riferimenti come la pittura, il colore dei capelli o la stanza in una torre, dettagli che comunque ricordano più il cartone disney rispetto alla fiaba dei fratelli Grimm.

La nostra protagonista, Orlaith, non è esattamente una prigioniera, né è stata rapita, anzi è stata rinchiusa a Castle Noir per essere protetta, e questo compito è toccato a Rhordyn che l’ha trovata davanti alla sua famiglia massacrata. A questo punto si potrebbe pensare che tra i due si instauri un rapporto padre-figlia, ma erroneamente, perché, in realtà, si incontrano di rado durante le loro giornate.

L’unico rapporto significativo tra i due, se così si può chiamare, avviene di sera, quando Orlaith dona a Rhordyn una goccia del suo sangue in un calice tramite uno scompartimento nel muro.

Un’altra cosa che purtroppo non ci ha entusiasmate è il fatto che in questo primo volume della serie non è presente tanto romance, cosa che invece ci saremmo aspettate. Tra Laith e Rhordyn ci sono solo piccolissimi progressi, che rallentano ulteriormente quando lui si rende conto che sta superando dei limiti da non valicare.

Infatti, una cosa chiara sin dall’inizio è che Rhordyn nasconde un gran numero di segreti. E in generale sono molto poche le cose che vengono svelate a noi letto* nel corso del romanzo. Trattandosi del primo volume di una serie, può essere in parte comprensibile, però questo ha generato comunque in noi una sorta di frustrazione perché avremmo voluto saperne di più.

Non ci resta che sperare che nel prossimo volume vengano chiariti tutti questi dubbi.

In sostanza, siamo dell’idea che il bello debba ancora venire, ma avremmo apprezzato un primo volume un po’ più dinamico.

Ringraziamo ancora tanto la casa editrice per la copia digitale in anteprima.

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